11 maggio 2019

7 tappa. Bilbao. Ho due storie da raccontarvi.

Carissimi, della tappa che ci ha visto arrivare a Bilbao non c'è niente di interessante da raccontare mentre ho ancora qualcosa da dirvi su quella di ieri. E ve la scrivo sotto forma di racconti.

Primo racconto.
Tappa verso Larrabetzu. Sò che a un certo punto del cammino di oggi passeremo vicino ad una casa e lì ci aspetterà una persona particolare.
E' una signora anziana conosciuta nei due anni precedenti; è seduta davanti al patio di casa sua, accanto a lei un cartello con i chilometri mancanti a Santiago: una cifra che potrebbe spaventare chiunque e invece infonde gioia e speranza.
Davanti a lei un tavolino ben fornito con frutta, latte, caffè, biscotti e acqua. E' di fatto un invito al pellegrino a fermarsi e recuperare un po' di forze. In cambio qualche spicciolo, due parole in un italiano con la s finale che diventa uno spagnolo e quindi un ricordo speciale. Così è stato per i due anni precedenti con una foto fatta insieme. E' un ricordo molto caro.

A Donata ho detto che avremmo fatto un incontro speciale ma arrivati, la sedia era vuota ma tutto il resto era lì: lo stesso cartello invecchiato di un altro anno, e i "viveri" per i viandanti. Lei non c'era.
Quella sedia vuota è stato un duro colpo; avrei potuto fermarmi, entrare, chiedere ma la paura di una risposta, di una sola risposta, mi ha bloccato e la mia strada è continuata.

Secondo racconto.
Arrivati a Larrabetzu nel tardo pomeriggio tutti i bambini escono nella piazzetta principale, per non dire unica, e giocano chi a pallone, chi a rincorrersi, chi a fare improbabili mercatini di giocattoli vecchi.
Rivedo lei, arrivare da un vicolo; piccola e veloce per quanto possa andare veloce una carrozzina elettrica.
Lei sempre con lo stesso sorriso dell'anno scorso. Non sò l'età; non riesco a dargliela ma è fragile indipendentemente dall'età.

Segue i suoi amichetti, grandi o piccoli che siano; li segue spostandosi da un lato all'altro della piazzetta; non ci sono ostacoli nè umani nè materiali e la carrozzella corre veloce senza intoppi. I suoi amici giocano con lei, parlano, ridono, non ci sono ostacoli con la diversità; condividono la loro giovane età e chissà forse anche le loro speranze e i loro sogni.

A distanza di un anno lei ha sempre lo stesso sorriso.

Fine delle storie. Due momenti completamente diversi, in una normale giornata di cammino, dove normale non è nè la giornata nè il cammino: è tutto splendidamente bello.

Un abbraccio.
Buon Cammino.
Nicola.




Nessun commento:

Posta un commento