18 maggio 2018

12 e 13 tappa: rivedere gli amici con gli occhi pieni delle cose che ti circondano.

Carissimi,
due giorni di silenzio non voluti ma causati da poca linea, ma quando la poca linea è in un posto come Guemes sinceramente non gli dai peso.
Sembra fatto apposta che dopo la sosta e l'emozione vissuta a Laredo si arrivi in un altro posto ugualmente magico come quello della Comunità di Padre Ernesto. In due giorni sperimentiamo tante di quelle cose che ci serviranno come bagaglio nei prossimi giorni ma anche quando torneremo a casa.
La giornata di ieri giovedì ha visto il sole a differenza dell'anno passato che prendemmo una vera e propria burrasca di acqua per buona parte della giornata. All'imbarcadero abbiamo aspettato la barchetta sotto un sole ancora non caldo ma sicuramente molto diverso dalle raffiche di vento e pioggia che arrivavano anno da ogni parte. Ho ringraziato per aver avuto nelle due occasioni la possibilità di percorrere gli stessi posti con il tempo diverso; se stai attento ti accorgi che ci sono sfumature diverse di colori e profumi. Ma anche le tue sensazioni sono diverse e non soltanto perchè piove o c'è il sole.
L'arrivo a Guemes è stato bello perchè l'abbiamo fatto dalla parte giusta, arrivando cioè da un campo in erba in salita con la casa che stava lì ad aspettarci quasi a braccia aperte. E a braccia aperte ci hanno accolto gli hospitaleros di cui Serena una italiana che sta preparando una tesi di laurea sul Cammino. Ho parlato con lei a lungo ed è stato un bellissimo confronto e una bellissima condivisione.
Ho approfittato di un momento in cui sono rimasto da solo e ho passeggiato a piedi nudi sul grande parco sul retro della casa. E' lì che mi sono rivisto insieme a Padre Luciano nei tanti ritiri di preghiera, nelle tante domeniche passate ad ascoltarlo e a riflettere: perchè lui ti portava veramente alla riflessione. Ed erano riflessioni profonde anche se fatte da giovani.
La sensazione dei piedi nudi sull'erba è stata come di una dolce carezza su dei piedi un po' martoriati, come una leggera brezza che portava via il dolore e rinfrescava conseguentemente. Poi è spuntata la luna; la misura di una falce, non più grande e accanto una stella. Idealmente ho pensato che quest'ultima fosse appesa con un filo alla punta estrema della luna.
E quell'idea del filo me la sono portata dietro per buona parte della nottata (visto i russatori che ci sono stati, ma più che visto sentiti!) e stamani quando abbiamo attraversato l'intera spiaggia di Somo per la sua totale lunghezza di ben 4 chilometri.
A quel filo ho dato tante immagini, ho collegato tante situazioni e sentivo dentro di me che l'emozione cresceva avendo poi sotto i miei piedi quella superficie grandissima della sabbia e dinanzi a me quella distesa infinita del mare.
Non puoi fare a meno di fermarti; ho lasciato andare avanti Alessandro, tra di noi non ci sono mai stati obblighi nè regole specifiche a riguardo; era troppo importante fermarsi, era troppo bello ascoltare, era troppo giusto pensare.
Altri amici sono venuti "a trovarmi"; altri ricordi che riaffiorano con tranquillità ma anche con il loro carico di gioia e di dolore. Li devo vivere entrambi se voglio capirne appieno il senso e se voglio continuare ad incontrare queste persone con serenità e speranza.
Buon Cammino.
Nicola.



1 commento:

  1. gli scritti degli amici che ci seguono da casa, potrebbero sembrare insignificanti...li leggeranno...boh...se ci pensiamo bene sono il nostro stimolo, é il cordone ombelicale che ci lega, soprattutto se siamo uniti da queste esperienze...le abbiamo desiderate, condivise,sofferte,amate...fino a quella piazza...oggi ho camminato per un paio d'ore e vi ho pensato...al andar se hace el camino...andando si fa il cammino...

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